MOTO CLUB FRANCO ATTURA PALIANO

Paliano, FR


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Le origini

– Se c’è un luogo in cui gli opposti s’incontrano, si scrutano e, senza pensarci troppo su decidono di fondersi l’uno nell’altro, quel luogo è la casa delle Passioni. Spirito e corpo, Scienza e Arte, cervello e cuore abbattono le frontiere che si spingono oltre. Oltretutto ciò che si può spiegare, quantificare, analizzare, assumendo una posizione ben definita nel nostro animo.

E il bello non è tanto prendere coscienza di questa evoluzione, ma voltarsi di lato e capire, con sorpresa, di condividerla con un amico.

Tutto questo può avvenire attraverso una luminosa serie di semplici combinazioni. Semplici, mai banali.

Ecco, allora, che quei “quattro amici al bar” di cui cantava Gino Paoli, prendono un nome, un volto, una voce, e….una moto.

Quel bar era l’”OK American Bar” e i “quattro amici” erano Ernesto “er Sola” Pizzuti, proprietario dell’esercizio, Carmine “jo Commissario” Zanna, Franco “Bulgari” Tiroli e Franco “Marlboro” Attura.

Nei giorni luminosi della gioventù, più precisamente in un a sera di marzo del 1982, si decise di dar fiato alle marmitte e di farlo in modo che coinvolgesse più gente possibile.

Il bar era stato inaugurato solo pochi mesi prima: il 18 dicembre del 1981, ma si capì da subito che la sua saletta interna sarebbe divenuta testimone fissa dei primi progetti e della nascita conseguente del Moto Club di Paliano.

Idee del genere non nascono dal nulla: uno dei “ quattro”, Ernesto, recatosi a Roma per lavoro, notò dei movimenti su due ruote che molto avevano in comune con dei raduni di motociclette organizzati dai vari moto club affiliati alla FMI (Federazione Motociclistica Italiana).

Detto fatto: il Primo Motoraduno Città di Paliano si sarebbe svolto nel mese di maggio del 1982.

L’organizzazione era demandata ad un’associazione di appassionati di moto, che sarà conosciuta come Moto Club Red Devils.

La scelta del nome altisonante, per di più in lingua inglese, conosciuta da nessuno all’interno della cricca, rientra nel campo dell’inspiegabile: ci si è stupiti, col passare degli anni, dell’esattezza ortografica dell’espressione scritta, visto che, in un primo momento, sorsero dubbi amletici anche sulla posizione della “S” o, addirittura, sulla presenza o meno dell’apostrofo indicante il genitivo sassone.

L’iscrizione

– I “diavoli rossi” ingrossarono quindi le file al fine di poter iscrivere il neonato club alla Federazione nazionale, il cui regolamento stabiliva un numero minimi di iscritti per poter accedere all’affiliazione.

Oltre ai quattro ispiratori sopraggiunsero, allora, i Soci Fondatori del Moto Club Red Devils di Paliano,nelle persone di Antonio”Quarantino” Bernardini, Giorgio “Stiò” Schifalacqua, Mario “jo Macellario” Tintisona, Angelo “Sellerò” Romani, l’amico precocemente scomparso Angelo “Pallitto” Nori, Cesare “Cello” Proietti, Domenico “Napoletano” Di Domenico.

Impossibile dimenticare altri personaggi che hanno offerto il massimo dell’impegno, ricoprendo, anche se non propriionella prima ora, ruoli istituzionali all’interno del moto club e della cui presenza la vita ci ha prematuramente privato: Massimo “Secco” Fratoni e Augusto “jo Dottore” Pratini.

Venne definito, dunque, il ComitatoDirettivo:

- Carmine Zanna, presidente;
- Antonio Bernardini, vice presidente;
- Franco Attura, segretario;
- Franco Tiroli, direttore sportivo;
- Ernesto Pizzuti, cassiere economo.

Ora, ogni club che si rispetti si contraddistingue con uno stemma: per restare in tema col nome, fu scelto un diavolo rosso a quattro corna, ricavandone l’immagine dal flipper “Gorgar” del Bar OK.

Notate insonni furono trascorse, soprattutto dalle due anime un poco artistiche del gruppo originario, Franco Tiroli e Franco Attura, per arrivare alla versione definitiva del simbolo: il grande mezzo busto del diavolo rosso che osserva delle piccole moto in piega, ricavate a loro volta, dallo stemma della FMI.

Entusiasmo e ingenuità

– L’inizio dei preparativi per la prima grande festa del motociclismo palianese (e non solo) vide la stesura del programma, la stampa di manifesti ( senza pubblicità!), di distintivi e adesivi.

Tutto ciò fu realizzato in modo “abusivo”, sarebbe a dire senza informare la Federazione, ma, è bene rilevarlo, in buon a fede: nessuno aveva un’idea precisa dell’iter burocratico da seguire per giungere ad un’organizzazione corretta, anche dal punto di vista formale.

S’incappò nello stesso tipo di “gaffe” anche nelle comunicazioni ai comuni attraversati dal giro turisticom previsto nella domenica: convinti del fatto che semplici raccomandate potessero bastaremuna volta francobollate, furono spedite da Antonio “Quarantino”, che s’incaricò dell’operazione. Era come dire “Noi passiamo: State attenti”.

Il giro previsto, non solo toccava comuni e frazioni limitrofe, ma si spingeva fino alle porte della Capitale: si partiva da Paliano,per arrivare a La Forma, San Quirico, Roiate, Olevano Romano, San Cesareo, ai Pratoni del Vivaro, Montecompatri, Nemi, fino a Castel Gandolfo, dove ci si sarebbe fermati per il pranzo.

Le iscrizioni toccarono il numero 150, tra motociclisti puri e aspiranti tali, che si aggregarono come meglio potevano, con vespe, motorette e mezzi di fortuna.

E’ questo il momento del racconto in cui quel “vento” riprende a soffiare sulla faccia. Anche se stiamo camminando sulle nostre gambe che in comune con quelle ruote sature d’asfalto hanno, ormai, solo il numero, sembra ancora di stare in equilibrio…sospesi…tra destra e sinistra…alle nostre spalle: un rombo…davanti: il vento…suoni di clacson…sorpassi…battute sulle moto altrui…risa…schiamazzi da novelli cowboy, in sella agli inseparabili “cavalli di ferro”…

Uomini e moto

– Capiamo, allora, che questa storia si nutre della presenza e delle piccole grandi imprese compiute non dagli uomini, ma da questi sulle loro moto.

Ci si ricorda de “jo Figlio de Capitano”, alias Tommaso Ceccaroni che, dopo aver permesso al figlio, ancora in tenera età, di seguire il giro in sella a una delle prime mini-moto, non si fermò nemmeno quando il piccolo mezzo si arrese. di fronte alla “maratona” ingaggiata dai centauri palianesi per concludere il viaggio: il bimbo proseguì sulla sella, la moto in miniatura sulla “chiappa” della Lambretta di papà.

Molti erano coloro che, per vari motivi, non potevano preferivano non acquistare l’”oggetto della passione”. I vari Guido “la Guardia”, Franco “Pagnottella”, per non parlare di Guerriero “jo Postino”, vedevano spesso i più giovani che conoscevano e condividevano il loro amore per le “due ruote”, mettere tranquillamente a disposizione i loro mezzi, permettendo a questi “centauri per elezione” di vivere, anche solo per pochi istanti, un sogno nel vento.

Furono giorni simpaticamente epici, Furono, quelli, giorni di cui ci si ricorda con un sorriso da dedicare agli sforzi, all’intraprendenza, all’audacia, alle incazzature, ma soprattutto all’amicizia.

La collaborazione che il manipolo di giovani ricevette da molti strati della popolazione locale fu la consolazione senza la quale tutto il progetto sarebbe rimasto lettera morta. Furono soprattutto i commercianti del paese a sostenere con offerte, secondo la disponibilità, le varie iniziative del Moto Club, non solo in occasione del primo storico motoraduno, ma nel corso di tutta la sua storia. Torna alla mente il profumo del pane, componente principale del pranzo, al sacco della domenica (offerto gratuitamente dal panettiere nostrano Pino Corrirossi), accompagnato da una lattina di aranciata.

Mogli e fidanzate misero a disposizione le loro abilità di massaie nella preparazione (notturna) dei vettovagliamenti per la “spedizione” e, ultimati i preparativi, arrivò il momento della partenza.

Il giro prese il via dal Bar OK, toccò tutte le tappe predeterminate fino alla sosta per il pranzo, miracolosamente, senza feriti.

Questo, insieme all’allegria e allo spirito goliardico tipico dei centauri, fu uno dei “miracoli” della giornata; le disponibilità economiche, infatti, non erano poi così cospicue, e il contratto di assicurazione per la copertura delle spese in caso di sinistri passò in cavalleria. Per di più, gli eventuali incidentati non avrebbero potuto usufruire che di alcuni kit di pronto-soccorso molto fai-da-te, costituiti da qualche benda e qualche cerotto, sistemati in uno dei due furgoni che accompagnavano il gruppo durante l’escursione. Le due unità di assistenza, meccanica e sanitaria, erano gestite rispettivamente da Lamberto “jo Vetraro” Allegretti e Mario Tucci.

Il valore dell’esperienza

- Tutte queste “leggere” mancanze non furono ripetute negli anni seguenti.

Già a partire dal Motoraduno del 1983 fu espletato tutto l’iter burocratico, si comunicò quanto dovuto alla Federazione, ai comuni attraversati,furono inviate centinaia di inviti ai moto clubs sparsi in tutta Italia, tagliando, così, un importante traguardo: il Primo Motoraduno ufficiale della provincia di Frosinone.

Il moto-incontro vide aumentare di circa 100 unità le partecipazioni, con la conseguenza di un aumento di prestigio del Moto Club palianese.

L’organizzazione, come detto, fu certo più puntuale e riguardata,ma, come testimonia il video girato dall’aspirante regista nostrano Tonino “Biancamano” De Benedetti, non si andava mica in moto in giacca e cravatta.

Passa il tempo , aumenta la popolarità, e si esce dall’Italia verso il Primo Motoraduno Internazionale della Città di Paliano.

Qualche numero, giusto per rendere l’idea: più di 400 iscrizioni (!),800 inviti si partecipazione ad altrettanti moto clubs, più di 50 premi , centinaia di km percorsi da motociclisti provenienti da vari paesi d’Europa per venire a Paliano.

Si capisce che gli ostacoli incontrati furono, più che altro, di natura logistica: alcuni partecipanti arrivarono nella nottata tra venerdì e sabato, bisogno di cibo e riposo. Molti tra questi, una quarantina, furono addirittura sistemati nella palestra “Athena “ e nell’abitazione del direttore sportivo Franco Tiroli, con sacco a pelo.

Un altro, tra i tanti esempi di generosità della “banda”, era la devoluzione in beneficienza del surplus ricavato nelle manifestazioni.

Degna di nota è la grande quantità di premi previsti per le più svariate e bizzarre categorie: accanto ai canonici premi per il chilometraggio, alla moto più antica, ai moto-clubs più numerosi, era facile venire premiati come “motociclista solitario”,”motociclista più giovane /anziano”, premi alla “moto più accessoriata”, al miglior “pèzzo de fèro”, senza dimenticare il premio “all’arrivo”: pernotto e pranzo gratis per i primi 20 arrivati.

Tra moto clubs vige la legge del “do ut des”: se io partecipo al tuo motoraduno, tu devi (o dovresti) partecipare al mio.

E’ questa l’origine di amicizie sparse addirittura oltre i confini nazionali. Prima fra tutte, quella con il centauro siculo Achille Arcidiacono, amico fraterno, geograficamente lontano, ma mai nell’affetto.

Trofei casalinghi, o esposti nelle bacheche della sede odierna del Moto Club Franco Attura, testimoniano

La sportività e la “voglia di vento” dei centauri di casa nostra i quali, come e quando poteva non partecipavano agli incontri organizzati da qualche altro “fratello di moto” che si fosse ricordato di invitarli.

Quante amicizie saranno nate? Quante altre passioni quelle moto avranno permesso di scambiare? Non ci avventureremo in una enumerazione ardua e ingiusta, dato che sappiamo in partenza che difetterà di completezza.

L’entusiasmo permetteva di realizzare eventi che, in un paese con poche migliaia di anime, venivano dalla popolazione con l’impazienza di chi, una volta tanto, vede aprirsi una finestra su altri mondi.

Gimkana, raduni di auto e moto d’epoca (fondamentale il contributo dei cari amici Gino Pantellini e dello scomparso Carlo Sperati), gire organizzate verso i vari “templi del motore” italiani: i cui circuiti di Misano, Monza, Vallelunga, Imola. Mugello furono e sono ancora tra le attiività più coinvolgenti del Moto Club.

Tra il sonno e la veglia – Fa tutto parte di un sogno che si concretizza in un rombo, nel “nitrito” di un cavallo selvaggio che, facendo vivere quel sogno, ne insegue tanti altri.

Viaggiare, magari senza destinazioni precise, sospinti dal sogno verso il destino, senza paura delle sue curve,fossero anche le piu’ infide. Girare la chiave, togliere il bloccaggio del manubrio, dare gas…e andare via…mangiando polvere o sotto la pioggia, su rettilinei o tra i tornanti, soli o in compagnia,per giorni,per tutta una vita…o per quella mezz’ora che al Sogno basta per prenderci e mostrarci un nuovo cammino , dal quale non si torna.

Un cammino non piu’ fatto d’asfalto,ma dei sorrisi, delle lacrime, della rabbia, della nostalgia che il nostro ricordo provoca in chi ci conosce.

Questo capita alla gente che la strada si porta via.

Questo e’ quello che e’ capitato a uno dei “quattro”, il cui ricordo si propaga ovunque ci sia una persona che pronunci il suo nome del Moto Club, non piu’ “Red Devils”, ma “Franco Attura” di Paliano.

Il vento soffia ancora

- Dopo qualche legittimo dubbio iniziale, il Moto Club prosegue la sua corsa. Il giovane Stefano Spilla ricopre con impegno il ruolo di Segretario all’interno del nuovo Direttivo.

La simpatia e l’alta considerazione nei confronti dei ragazzi, ormai uomini fatti, non e’ mai venuta meno col passare degli anni.

Tutti i presidenti, a cominciare dal primo, Carmine “jo Commissario” Zanna, per proseguire con Giulio Errante, Maurizio “ Pippaino” Sturvi, Maurizio “Pesciotto” Pescetelli, e per finire con l’attuale Sandro “Sandrone” Bruni, circondati dal resto dei rispettivi Comitati Direttivi, hanno contribuito a tenere alto il nome del MC “Franco Attura” in ogni occasione. Molte le iniziative intraprese, oltre all’organizzazione dei raduni di portata sia nazionale che internazionale. Perfino il Santo Padre ha avuto occasione di benedire, dalla finestra di Piazza S.Pietro, i nostri centauri. Neanche l’attenzione per i piu’ piccoli e’ mai stata trascurata. Scolari francesi, ospitati a Paliano per il progetto “ Comenius”, hanno saggiato l’ospitalità palianese anche grazie all’impegno dei ragazzi del Moto Club che, per l’evento, hanno offerto piccoli gadget in ricordo della visita in Italia ai cuginetti d’Oltralpe. Di sicuro, le avventure non terminano qui.

Conclusioni

- Non tutti i sogni restano dentro di noi. Non tutto può scivolarci addosso ed essere collocato nella lunga schiera dei fiori appassiti.

A volte, abbiamo il dovere di essere pronti: scoprire il fiore, coglierlo in tempo, saperlo, poi, conservare e condividerne la bellezza è tutto ciò che dobbiamo essere in grado di fare, prima che passi il vento, croce e delizia del centauro.

E’ questione di coraggio, di autenticità e di amicizia, Entra in gioco la volontà comune di individui che guardano verso la stesa direzione, accarezzati dallo stesso vento.

Spesso, non basta saper sognare, ma si rivela necessario saper vivere.

“Vivere è la cosa più rara del mondo. La maggior parte delle persone esiste, tutto qui”. Per riuscire a dar torto a questa massima di Oscar Wilde occorre fare solo una cosa, semplice ed antica quanto l’uomo: metter e in comune.

Spesso , la condivisione realizza sogni.

Ringraziamenti

Si ringraziano quanti hanno partecipato, in tutta la storia del Moto Club “Red Devils – Franco Attura”, permettendo la buona riuscita in tutte le manifestazioni.

Un ringraziamento particolare per la collaborazione ai Soci Fondatori: Carmine “jo Commissario” Zanna, Antonio “Quarantino” Bernardini, Ernesto “er Sola” Pizzuti, Franco “Bulgari” Tiroli e a Giuseppe Rubini.

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